2008-2014: il franchising resta in salute

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L’osservatorio sul franchising e il retail a cura di Confimprese.

Nel franchising in crescita gli stranieri tra gli affiliati. In calo imprenditori con liquidità tra 70 e 150mila euro.

Èun franchisee completamente diverso nella sostanza quello che si presenta sullo scacchiere del franchising italiano nel 2014 secondo l’ultimo studio Confimprese, che mette in mostra molte luci e poche ombre in un lasso di tempo che va dal 2008, anno di inizio della crisi, al 2014.

Negli ultimi sei anni è raddoppiata (dal 18 al 36%) la percentuale di franchisor che dichiarano di avere imprenditori stranieri tra i propri affiliati.

Si tratta perlopiù della seconda generazione, in particolare di cinesi e nordafricani. Alla maggiore incidenza della variabile straniera si associa anche un aumento delle quote rosa: passano dal 27,2 al 33,3% i franchisor che dichiarano di avere in prevalenza affiliati donne.

I settori di franchising dove le donne sono coinvolte riguardano soprattutto la gestione di negozi di abbigliamento, accessori moda, intimo, cosmetici e profumi, gioielli, prodotti dietetici e di servizi (centri di fitness e bellezza, parrucchieri, articoli e servizi per i bambini).

Interessante il capitolo sulla capacità di investimento (risorse proprie) del franchisee.

Relativamente invariata (dal 36,3 al 34,8%) la quota di franchisor che hanno franchisee con una capacità di investimento compresa tra 20mila e 70mila euro.

Si allarga, invece, la forbice tra i franchisor che hanno affiliati con disponibilità fino 20mila euro (la quota sale dal 28,7 al 37,8%) e quelli che dichiarano di avere affiliati con risorse proprie tra 70mila e 150mila euro (la percentuale scende dal 27,2 al 19,%).

Invariata (7,5%) la quota di franchisor i cui affiliati hanno liquidità superiore a 150 mila euro.

In sintesi: per la fascia di investimenti medio bassi sembra essersi ridotto il denaro cash a disposizione.