A scuola di franchising
Nonostante tutti gli sforzi, sul franchising continuano a girare leggende metropolitane, boiate e follie di ogni genere. Proviamo a ricominciare dall’inizio.
Negli ultimi 30 anni ci abbiamo provato in tutti i modi a spiegare che il franchising è una roba fatta bene e che tutto il resto delle porcherie che si vede in giro fa parte di uno scalcagnato mondo parallelo, quello del Frankestain.
Sono passate leggi e anche scrivi, convegni e conventi, tavole rotonde e quadrate, ma ogni volta tocca ricominciare daccapo perché si scopre che pochi ci hanno capito qualcosa per davvero. E allora ripartiamo dall’abbiccì.
1) Per aprire un’attività in franchising ci vogliono i soldi. Come per ogni altra attività in proprio, il primo problema è come finanziare l’avviamento.
E allora, prima di “rompere “ i timpani e qualcos’altro con le vostre richieste, guardatevi nelle tasche… Se non avete un becco d’un quattrino è inutile che vi informiate, mandando ai franchisor email, fax o piccioni viaggiatori…
2) Il franchising non è roba per disoccupati cronici, giovani alle prime armi, imbecilli patentati e non. Mettersi in proprio richiede attitudini, determinazione, spirito imprenditoriale e coraggio, con o senza franchising. Se uno è “pecora inside” meglio che resti a pascolare…
3) Il problema non è avviare un’attività, ma farla funzionare. Chi chiede informazioni spesso si ferma a “quanto costa” aprire. Solo i veri imprenditori, quelli adatti al Franchising e non al Frankestain, cercano invece di capire quanti soldi, quanto tempo e che caratteristiche ci vogliono per consolidare e portare al successo quella specifica impresa, quali margini ci sono, che potenzialità, che contesto competitivo…
La morale
Il franchising è una faccenda maledettamente seria, per gente che sa tutto l’alfabeto dell’intraprendere e non soltanto l’abbiccì!
dal Manuale del Frankenstein,
di Saverio Savelloni, ed. Fasullo