Anche tu storyteller

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Se ne parla tanto, ma che cos’è lo storytelling e come farne un lavoro? Ecco le dritte di chi già opera sul campo. Guide e consigli per fare impresa e per avviare un franchising.

Che cos’è lo storytelling?

È l’arte di raccontare una storia, coinvolgendo l’interlocutore.

Il modello di riferimento è quello dello schema narrativo canonico (un eroe che lotta per qualcosa, affronta ostacoli, ottiene risultati), usato tradizionalmente per film e romanzi.

La novità è che l’abilità nel raccontare storie in grado di divertire, intrattenere ed entusiasmare non è un requisito solo degli sceneggiatori e degli scrittori, ma anche, e soprattutto, delle persone che lavorano nella comunicazione.

Ed è diventato protagonista in molti ambiti diversi, dal marketing alla politica.

Anche nel campo del franchising, i campi di applicazione sono molteplici. Dal recruiting di nuovi affiliati, fino alla creazione di incontri motivazionali per la propria rete. Per saperne di più clicca qui.

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Perché ne parlano tutti?

«La comunicazione ha avuto un’evoluzione epocale. Prima bastava scrivere un comunicato stampa e inviarlo ai media. Adesso è un must la comunicazione integrata, che richiede l’abilità di costruire un messaggio articolato e veicolarlo sui vari media, da quelli tradizionali (stampa e tv) a quelli nuovi (Web e social).

È importante decidere che cosa vogliamo comunicare (messaggio) e a chi (target). Il tutto seguendo il fil rouge di una narrazione coinvolgente» spiega Ester Mieli, giornalista e comunicatrice.

Di più, lo storytelling non serve solo a chi fa comunicazione.

«Saper raccontare è ormai diventata una life skill, una competenza di vita» assicura Andrea Fontana, docente, amministratore delegato di Storyfactory (www.storyfactory.it) e presidente dell’Osservatorio italiano corporate storytelling.

Lo storytelling e le istituzioni

Fra i primi soggetti istituzionali a credere nello storytelling c’è la Fondazione Cariplo con il progetto Distretti Culturali.

«Lo abbiamo fatto per ampliare il nostro target e parlare direttamente alle persone con le storie delle persone. Ragionare sullo storytelling ci ha permesso di uscire dalla logica della comunicazione attraverso i manuali, che è importante, ma non deve essere l’unica, per svilupparne una pensata per generare partecipazione» spiega Alessandro Rubini, responsabile del progetto.

In pratica, si è trattato di raccontare sei territori della Lombardia con video su iniziative, persone e attività locali, in grado di valorizzare il territorio. Dopo aver veicolato i video online e sui social, è stato chiesto agli utenti stessi di raccontare e raccontarsi.

Il messaggio: la cultura non si limita a ispirare la crescita di un territorio, ma può diventare una risorsa per le persone e le loro attività, il fulcro di nuovi modelli di crescita e di sviluppo economico. In sei mesi, Distretti Culturali ha ottenuto 2,6 milioni di visualizzazioni, 10mila interazioni social e una community di 7mila utenti.

Questo può essere d’esempio per molti altri soggetti e aprire un mercato enorme, per chiunque saprà cogliere questa opportunità.
INFO: www.distretticulturali.it

C’è chi lo usa in politica

«Il primo politico a usare lo storytelling in Italia è stato Silvio Berlusconi. Ha capito la necessità di sintonizzarsi con i pubblici di riferimento, coinvolgerli parlando dei loro bisogni» introduce Andrea Fontana.

«Berlusconi ha cambiato il modo di comunicare in politica, usando la televisione e puntando su slogan come “Meno tasse per tutti”, “Un milione di posti di lavoro”. Evocando sogni di successo e felicità, non si è proposto come capo, ma come leader» replica Ester Mieli.

I due sono autori del libro Siamo tutti storyteller. Dalla fiction americana alla politica (Guido Perrone, 10 euro).

«Anche l’attuale premier Matteo Renzi ne fa grande uso. Ed è bravo. In una recente riunione del direttivo del Pd ha incitato i suoi a prendere esempio dalle fiction americane. Pur non avendo il cinismo di House of Cards, ha la grande abilità di raccontare le cose facendole sembrare vere.

La chiave del suo successo è stata la capacità di raccontare il sogno, la speranza, il “farcela tutti insieme”, il lieto fine. Nel suo caso, l’ottimismo è stato un moltiplicatore di forze e ha avuto la meglio sulla paura di Grillo» prosegue Mieli.

Non a caso, fra i libri acquistati nel corso di un suo breve e paparazzato raid in libreria, c’è stato La politica nell’era dello storytelling, di Christian Salmon.

Fontana: «Lo storytelling in politica vive due fasi distinte. La prima, epica, è quella della campagna elettorale, in cui si fanno le promesse. La seconda, tragica, è quella in cui si devono mantenere».

La credibilità sta tutta nel far coincidere promesse con fatti concreti. Da qui la misura degli 80 euro in busta paga.

«Lui osa molto, ma al momento non ha grosse alternative: se non avesse osato, sarebbe stato anche lui ostaggio del sistema. Lavorare per i politici non è facile. Il consiglio è quello di essere propositivi. Intuite potenziale in un politico emergente e credete in lui/lei? Contattatelo, proponendogli il vostro aiuto» conclude Mieli.

Qualora siate interessati ad apetti più specificamente collegati al mondo del franchising, per saperne di più vi invitiamo a visitare queste pagine di approfondimento.

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