A scuola di franchising
Nell’attuale scenario economico, il franchising appare come un’oasi felice. Su cui però sono pronti a buttarsi soggetti da cui è bene guardarsi.
Nel mondo del franchising italiano, o meglio nella sua parte più bieca e oscura da noi denominata “Frankestain”, si sentono cavalli al galoppo e squilli di tromba.
Come nei vecchi film western quando, dopo anni di assalti al fortino da parte degli indiani, i buoni cowboy stanno per essere liberati dalle giubbe blu della cavalleria amica.
“Arrivano i nostri!” gridano gli assediati. “Arrivano i furbi!” gridano invece i più saggi.
Ma che cosa succede? Se lo scenario generale dell’economia di oggi sembra quello di un villaggio devastato dai Sioux, il mercato del franchising appare come una solida fortezza.
E allora tutti a caccia di indiani, spacciandosi per franchisor, consulenti di sviluppo internazionale delle reti, esperti di finanziamenti ai franchisee, professionisti del franchising e chi più ne ha più ne metta… Così i furbi dell’ultima ora si mettono la giubba blu e si inventano un curriculum militare da veterani, anche se non sanno cavalcare neanche un mulo e non hanno mai sparato nemmeno con il fucile a pallini.
Gli assediati, i buoni franchisor e gli esperti veri, di questa carica di cavalleria non sanno che farsene.
Il fortino è ben protetto, gli indiani assedianti sono ormai sconfitti e tutte queste giubbe blu vengono solo a prendersi i meriti dei vincitori senza aver mai combattuto…
La morale
La corretta applicazione del franchising richiede conoscenza ed esperienze.
E serve tanta pratica.
Per distinguere i furbi dell’ultima ora dai veri addetti ai lavori, basta valutare il percorso professionale della disciplina, chiedendo referenze e riscontri dell’attività svolta presso ciascun franchisor.
dal Manuale del Frankenstein,
di Saverio Savelloni, ed. Fasullo