A scuola di franchising. Fra una battuta di spirito e una risposta seria, le soluzioni ai dubbi sul franchising.
A volte la giurisprudenza tende a difendere gli affiliati senza distinguere tra buoni e cattivi, ovviamente a scapito di quelli buoni.
Come in ogni gregge, anche in quello del franchising c’è il pastore, il cane da pastore, il lupo affamato e le pecore.
Il pastore detta le sue regole e nel gregge del franchising le regole sono buone. La legge sull’affiliazione è semplice, chiara, ben fatta, e tutela tutti: affilianti (i cani da pastore o i lupi) e affiliati (le pecore bianche o le pecore nere).
Qualche volta il problema è il pastore.
Da noi i pastori sono quasi sempre schierati dalla parte delle pecore, bianche o nere che siano e faticano a distinguere il lupo dal cane.
Per difendere il gregge, nel dubbio, prendono a mazzate ogni canide, lupo o cane che sia.
Il cane da pastore, dunque, è preso nel mezzo.
Deve difendere il gregge dalle pecore nere, ma deve stare attento anche al pastore, qualche volta ignorante e incapace di distinguere il bene dal male. Intendiamoci, il proposito del pastore è buono: difendiamo il gregge dal lupo.
Ma le pecore bianche, chi le difende da quelle nere, se non c’è un cane da pastore a separarle?
Un cane da pastore che viene bastonato perché il suo padrone non sa distinguerlo dal lupo, non riesce a fare bene il suo lavoro e rischia di portare tutto il gregge nel burrone, la pecora nera e le cento bianche.
Con buona pace del pastore, del cane da pastore e della volontà di tutti di difendere il gregge.
La morale
Un orientamento della giurisprudenza italiana che in linea di principio ha il buon proposito di salvaguardare la presunta parte debole, l’affiliato, rischia nel concreto di ottenere l’effetto opposto, ovvero quello di proteggere gli affiliati scorretti e di penalizzare così quelli corretti.
dal Manuale del Frankenstein,
di Saverio Savelloni, ed. Fasullo