Candidati all’ignoranza

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A scuola di franchising

Un altro vizio italico: chiedere informazioni e poi sparire nel nulla, fornendo nomi e indirizzi fasulli. Chissà di cosa hanno paura questi personaggi?

Nello scalcagnato mondo del “Frankestain” nostrano, i promotori sviluppo franchising dovrebbero essere proclamati santi.

Fanno un mestiere devastante, peggio che spargere concime a mani nude o spaccare le noci di cocco con la testa. Con la differenza che nei mestieri suddetti, a parte lo schifo o il dolore, il risultato lo si ottiene sicuramente.

I poveri promotori invece si fanno un mazzo pazzesco e, come premio, si ritrovano spesso con un pugno di mosche e le ragnatele nel portafogli.

Tutto questo perché, prima di tutto, in Italia il franchising l’hanno capito in 10. Gli altri 60 milioni fanno il sorrisetto saputello, ma in realtà in questa materia sono ignoranti come bestie.

Il promotore parla, spiega, spedisce brochure e poi… i candidati spariscono senza aver capito un accidente.

Sempre che si riesca a parlarci, con questi benedetti candidati… all’ignoranza! Sì, perché molte volte il promotore riceve richieste di informazioni da gente che vuole mantenere l’anonimato, che risponde al telefono solo dalle 11 alle 11,11 del 31 di febbraio, che dice di chiamarsi Rossi anche quando fa Bianchi di cognome, che come contatto mette la email della cugina australiana che non sente da 10 anni… Ma perché, allora, chiedere informazioni se poi si fa di tutto per non ottenerle? È un mistero della mente italica che qualche antropologo, forse, risolverà nel prossimo millennio.

Possibile che questo mondo sia frequentato solo da codardi perditempo? C’è ancora in giro qualcuno capace di parlare d’affari a fronte alta e apertamente?

La morale

Nel franchising serve maggiore serietà anche da parte di chi si informa o si candida per una affiliazione. Nascondersi per proteggersi da chissà cosa spesso produce, come solo risultato, la perdita di un’occasione…

dal Manuale del Frankenstein, 
di Saverio Savelloni, ed. Fasullo