Anche il mondo del franchising è frequentato da “spacciatori” di proposte e millantatori di presunti “know-how” dai quali è bene guardarsi.
In Italia c’è il franchising e c’è il Frankenstein.
Nel mercato del franchising ci sono aziende serie, che conoscono la formula e la applicano in modo corretto.
Nel mondo del Frankenstein non ci sono altro che i “Frankensteiner”, gente imbarazzante che si inventa, che si autodefinisce affiliante, che scopiazza, che mistifica, che tira a campare e a fregare, che cerca di darsi un tono usando parole che proprio non conosce.
In questo mercato parallelo il manuale operativo è un oggetto più copiato de La Settimana Enigmistica, più falso di una moneta da tre euri.
Che importa se nell’altro mondo, quello che risponde alla legge sull’affiliazione commerciale, il contenuto del manuale, cioè il know-how, è l’oggetto principale del contratto?
Nel Frankenstein il know-how lo chiamano “noaut” e nessuno ne sa nulla. È più sconosciuto dello Yeti, più latitante dei criminali, più incompreso di un vegetariano a un barbecue.
Il know-how, nel mondo del franchising, è prezioso, segreto, protetto. I manuali vengono custoditi dal training manager come se fossero diamanti e curati come rarissimi bonsai.
Il “noaut” dei Frankensteiner viene solo millantato.
È pura fuffa, quando va bene nei manuali c’è una accozzaglia di frasi senza senso, rastrellate qua e là.
Il training manager poi, manco sanno chi è, facile che lo scambino per l’allenatore e la formazione da dare all’Affiliato magari pensano che sia quella di una squadra di calcio.
L’altro giorno a uno di questi Frankensteiner che era venuto in sede accompagnato da un signore anziano ho chiesto: «Mi dimostra che il suo know-how è sperimentato con successo?» E quello, di rimando: «No, no, mio nonno non deve mica andare al cesso…».
Seeee, vabbé!
MORALE: Franchisor o Frankensteiner: fammi leggere il tuo Manuale e ti dirò da che mondo vieni!