Franchising, un settore in salute. Numeri e ultime tendenze

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Tutti pazzi per il franchising, è il caso di dire, considerando che il settore è cresciuto del 5% negli ultimi anni.

“Crescono i comparti del food, l’abbigliamento, ma anche i servizi per la persona e per le imprese, dove le performance migliori si registrano nei settori di nicchia. Aprire in franchising è una scelta aziendale di grande successo, che però va gestita con una mentalità imprenditoriale, valutando molto bene anche gli aspetti economici e contrattuali” commenta Antonio Fossati, presidente del Salone Franchising Milano e di Rsd, società di consulenza.

Il franchising è ancora un sistema scacciacrisi? Aiuta tante categorie: i giovani hanno la possibilità di fare impresa con l’esperienza di una catena alle spalle, manager e persone a fine carriera possono riposizionarsi professionalmente, con investimenti che vanno da 5mila a 800mila euro. «Il Salone stesso ha una funzione sociale. Il franchising non scricchiola, si conferma una delle tecniche per fare retail. Grazie a Jakala (società di management consulting, analytics e IT) abbiamo proposto seminari, rivolti anche ai negozianti, per affrontare la sfida della multicanalità e adottare strategie di customer service ed experience e organizzazione della rete. I numeri stessi del Salone dimostrano la tenuta del franchising. Poi, collaboriamo attivamente con Confcommercio: si accentuano le sinergie con il commercio che esiste e con quello che sarà, fatto da commercianti che cambiano pelle e dai nuovi franchisee. I negozianti esistenti possono apprendere dal franchising spunti di sviluppo imprenditoriale, buone pratiche di comunicazione e gestione. Possono decidere di confluire in format franchising o avviarne di loro. Qui imparano strumenti per evolversi. Entrare in una catena, togliere la propria insegna a volte è una modalità di sopravvivenza. Il franchising sta diventando un modello di collaborazione tra un sistema più ampio e un modello locale» aggiunge Fossati. Possono coesistere? «Alcune catene permettono la personalizzazione del negozio con l’arredamento, variazioni dei menu con ingredienti e specialità, possibilità di corner con prodotti locali. Nella Franchising School al Salone abbiamo offerto seminari dedicati ai commercianti (invitati gratis al salone), sul controllo di gestione, gestione del personale, comunicazione e vetrina, gestione digitale, marketing».

Salone Franchising Milano: lo show e le startup

Il Salone Franchising si è rivitalizzato, grazie a Fandango, la società che da tre anni ne ha rilevato il format. È diventato anche un incubatore di imprese? «Sì. Abbiamo creato un Talent show, Re.Start-Smart Up Your Business, dove si presentano idee d’impresa nel retail, che possono vincere un tutoraggio e interagire con fornitori di know-how, per strutturarsi ed entrare nel mondo reale. Il caso di Nio (Need Ice Only), vincitore 2018, è esemplare. La loro idea di realizzare cocktail in busta da completare nel bicchiere è diventata negozio ed e-commerce».

Aprire in franchising: chi ti finanzia

Ci sono franchisor che concedono agevolazioni ai franchisee: sconti sulla fee d’ingresso, abbattimento delle royalty per i primi anni, merce in conto vendita, ritiro invenduto… «Per i negozi, uno degli asset più pesanti da finanziare nel pacchetto franchising è l’arredamento» spiega Fossati. «Alcune catene prevedono accordi quadro perché l’affiliato possa avere l’arredamento. È l’equivalente di un finanziamento. Di fatto, si concede l’uso del negozio arredato dietro pagamento di un canone di affiliazione, o ancora, un leasing operativo gestito dal franchisor. Poi, grazie ad accordi con istituti di credito, alcuni affilianti fanno da garanti presso la banca, permettendo al franchisee di accedere a un finanziamento». Scaduti gli incentivi di Invitalia all’autoimprenditorialità in franchising, da avviare con reti accreditate, c’è ancora qualche misura di sostegno? «Il Ministero dello Sviluppo economico ha messo a disposizione 80 milioni di euro a fondo perduto per le micro, piccole e medie imprese, per i voucher da spendere per le consulenze degli innovation manager e il rinnovamento tecnologico e digitale delle imprese. Anche le reti in franchising possono accedervi» segnala Fossati.

I settori franchising che tirano

La tecnologia si fa notare: Sisalpay propone casse “intelligenti”, che diventano strumenti gestionali. E Rozum, azienda bielorussa, cerca un partner italiano per rivendere i suoi baristi robot (60mila euro l’uno), bracci meccanici che fanno caffè 24 ore su 24, in showcooking, con sistema di pagamento automatico e controllo remoto (Eugene Kovalenko, ek@rozum.com). Tra le novità, i format che offrono trattamenti di reagening, come The Longevity Suite. «Si sviluppano business per il benessere, in contrapposizione a un malessere mondiale. Estetica, trattamenti innovativi, forma fisica, good food, format che mirano ad aiutarci a stare bene. Molte aziende investono in questo settore» spiega Fossati. «Abbiamo anche creato un forum dedicato, Healty food, seconda edizione nel maggio 2020». Benessere e sostenibilità sono temi attuali. Sulla sostenibilità si basano alcuni format, dalla cosmetica bio alla mobilità. McWatt (www.mcwatt.it) propone un circuito di van attrezzati con mezzi per la mobilità elettrica: e-bike, scooter, monopattini, surf e barche. Diventano postazioni mobili di noleggio, per creare il servizio dove necessario (alberghi, istituzioni). Il partner acquista il furgone con un leasing e diventa anche broker energetico locale. «La sostenibilità è una necessità per tutte le catene» osserva Budelli. «Per alcune è un male necessario, che aumenta i costi. Ma è anche un investimento in immagine». Fossati aggiunge: «Il valore di un brand è anche nella sua capacità di essere sostenibile. È una sensibilità che si sta sviluppando. Anche noi, come fiera, siamo attenti allo spreco di materiali. La nostra comunicazione su carta è minima, con qr code per approfondimenti». Marchi esteri? «Stanno tornando, dopo anni di stop perché il nostro rischio Paese era elevato. Negli ultimi due anni si è invertita questa tendenza» afferma Fossati. Per esempio, alcune catene filippine esplorano il nostro mercato, forti di una numerosa comunità locale. Sono brand che esploderanno nel 2020.

 

*Articolo tratto dallo Speciale Salone Franchising del numero di Millionaire dicembre/gennaio