Il domani del retail? Digital, ma non troppo

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Una ricerca condotta da AstraRicerca fotografa la tendenza in fatto di luogo di acquisto. La pandemia ha dato un’accelerata ai luoghi del futuro, ma ha anche ridato vita ai negozi di vicinato.

Ingressi contingentati, igienizzazione, preferenza per pagamenti alle casse senza contatto fisico, negozi digitalizzati, interattivi, esperienziali e aperti h24. La pandemia ha dato un’accelerata ai negozi del futuro, ma ha anche ridato importanza ai negozi di vicinato.

Sono questi, in sintesi, i trend rilevati della ricerca di AstraRicerche. In particolare, emerge l’importanza del distanziamento (20,4% come prima scelta e 58,5% tra le prime 3) anche attraverso il rispetto del numero massimo di persone ammesse negli esercizi (17,4% come prima scelta e 55,4% tra le prime 3). Ha invece contato meno la possibilità di pagare alle casse senza contatto fisico con persone o apparecchiature (12,9 e 37,9%). L’opinione sui pagamenti a distanza è comunque molto positiva: facili da utilizzare (67,9%), sono un vantaggio in termini
di velocità di pagamento (67,6) e una sicurezza a livello igienico-sanitario (65,6%). Le soluzioni che prevedono l’assenza delle casse riscuotono interesse: renderebbero gli acquisti più comodi e veloci per il 52,1%. Ma emerge preoccupazione per l’occupazione (59,8%) e per la privacy (43,7%). Suscitano curiosità i negozi digitalizzati e quelli interattivi (rispettivamente scelti dal 66,6% e dal 66,5%), a cui seguono i negozi esperienziali (61,3%) e quelli con personal assistant (61,2%) e i negozi con eventi online (44,4%). Sono maggiormente graditi gli stimoli sensoriali
visivi (24,9%) e quelli olfattivi (24,6%), seguono gli uditivi (22.4%), i gustativi (21,3%), mentre si rileva scarso interesse per gli stimoli tattili (6,9%).

Per quanto riguarda la spesa alimentare, durante la pandemia sono aumentati gli acquisti effettuati nei negozi di vicinato, sia per le restrizioni sia per sostenere i piccoli negozianti. Una proposta innovativa riguarda proprio un servizio di quartiere che effettua consegne per conto dei piccoli negozi, il che risulta interessante per il 67,8% del campione. E proprio per i piccoli esercenti emerge la necessità di nuove forme, possibilmente flessibili. Per esempio l’affitto di spazi commerciali temporanei, ossia una sorta di Airbnb del retail, che potrebbe risollevare chi ha sofferto per via delle chiusure.