A scuola di franchising
Il franchising è uno strumento, e come tutti gli strumenti non è buono né cattivo in sé. Tutto dipende da come lo si usa.
Vi immaginate che casino sarebbe successo se nel Medioevo avessero scoperto i vantaggi del franchising? Il marchio “Rogo alle streghe” si sarebbe diffuso rapidamente in tutte le terre cristiane.
Nel manuale del franchisor ci sarebbero state istruzioni del tipo “come identificare la location più adatta a preparare la pira” o “5 rapidi passi per istruire il processo sommario alla presunta strega” o ancora “punizioni corporali per la confessione immediata”… Anche sul commercio di armi e strumenti di tortura si sarebbe potuto fare una catena di successo.
Che ne dite di un’insegna accattivante come “Mazza chiodata”?
Il concept, un bel locale sotterraneo da 200 a 400 mq, avrebbe potuto prevedere spazi per la dimostrazione dell’efficacia delle attrezzature, “con cavie umane selezionate e situazioni di totale realismo, sangue garantito, violenza gratuita”…
Un’altra rete con eccellente potenziale di sviluppo sarebbe stata quella dei “Barbarians”: centri di formazione alla distruzione dei villaggi.
Corsi su “come sgozzare i prigionieri senza sporcare il mantello” o “incendio selettivo e trasporto rapido di tesori! o, infine, “rapimento di donne e bambini: come evitare fastidiose urla?” avrebbero trasferito perfettamente il know-how del franchisor.
Ma se in passato il franchising sarebbe stato un perfetto “strumento del male”, anche ai nostri giorni, in un contesto economico e sociale da pieno medioevo, la formula si dimostra purtroppo un veicolo ideale per la diffusione delle attività economiche più tristi e bieche.
La morale
Il franchising è uno strumento molto efficace.
Può essere usato da gente per bene o gente per male.
Però non sarà̀ mai lui a essere giusto o sbagliato, ma chi lo usa e come lo usa.
dal Manuale del Frankenstein,
di Saverio Savelloni, ed. Fasullo