La risposta di Indeed per il franchising
La pandemia è stata un fenomeno dirompente per il mercato del lavoro. In tutto il mondo il tasso di disoccupazione è salito a livelli record, accom-pagnato da una serie di cambiamenti epocali che hanno sconvolto un po’ dappertutto il rapporto tra persone, lavoro, spazi e priorità. Il sondaggio “The great resignation update” condotto durante la pandemia ha mostrato che 8,3 milioni di Americani, circa il 6% di tutta la forza lavoro USA, ha cambiato occupazione durante la pandemia. La ripresa irregolare dell’economia e i cambiamenti nelle preferenze dei consumatori hanno contribuito alle difficoltà che i datori di lavoro stanno incontrando nel trovare candidati qualificati.
Le differenze tra i settori sono significative. Durante la pandemia i lavori che potevano essere svolti a distanza sono continuati, mentre quelli che richiedevano l’interazione personale sono in gran parte scomparsi. I neo disoccupati hanno cercato posto nelle poche industrie che stavano assumendo attivamente, cambiando spesso professione e settore. Secondo Deloitte, molti lavoratori del comparto del tempo libero e dell’ospitalità che hanno perso il lavoro dal quarto trimestre del 2019, hanno trovato occupazione in un settore diverso o hanno scelto di rimanere inattivi, rendendo molto più difficile per i datori di lavoro trovare candidati con l’esperienza richiesta. Con la piena ripresa delle attività, le segnalazioni delle aziende che faticano a trovare il personale di cui hanno bisogno sono aumentate globalmente, dagli Stati Uniti al Regno Unito, fino al vecchio continente. È un fenomeno che si verifica periodicamente, ma stavolta l’elemento di novità è che sembra coincidere con alti tassi di disoccupazione. Negli Stati Uniti, secondo lo Us Bureau of Labor Statistic, il numero di offerte di lavoro è aumentato del 33% dal quarto trimestre del 2019, eppure più di 9 milioni di persone sono rimaste disoccupate. Con un gran numero di persone non occupate, le aziende dovrebbero avere più facilità ad assumere personale.
La pandemia però ha radicalmente modificato le aspirazioni dei lavoratori in termini di settori e ambienti di lavoro, così come le politiche delle imprese, e ciò rende non più applicabili i paradigmi con cui sono state interpretate analoghe situazioni nel passato. Ecco perché oggi, nonostante le tante congiunture economiche che vedono tanti Paesi del mondo in difficoltà, prima tra tutte la crisi energetiche, il problema sembra essere più quello di fare matching tra domanda e offerta di lavoro.
Tante offerte ma pochi candidati?
Secondo l’Istat, il tasso di posti vacanti destagionalizzato per tutte le imprese con dipendenti dell’industria e dei servizi nel secondo trimestre 2022, si attesta all’1,9% per il complesso delle attività economiche e all’ 1,9% e al 2%, rispettivamente, per l’industria e per i servizi. Parliamo di uno dei tassi più alto mai registrato dall’Istituto di statistica, che si era invece attestato negli anni precedenti intorno all’1,5%. Anche Unioncamere nel suo rapporto trimestrale segnala la difficoltà di reperimento, che interessa il 43,3% delle assunzioni programmate, in aumento di 7 punti percentuali rispetto a settembre 2021 quando il mismatch tra domanda e offerta di lavoro riguardava il 36,4% dei profili ricercati. A settembre salgono a 227mila le assunzioni per cui le imprese dichiarano difficoltà di reperimento. La causa prevalente si conferma essere la “mancanza di candidati” (27,8%).
Tra i settori in cui questo reperimento è più complesso, c’è proprio il mondo delle attività commerciali e dei servizi, con un richiesta per oltre 121.850 lavoratori, con una difficoltà reperimento media del 43,6% e picchi del 54,7% per gli addetti nelle attività di ristorazione. Il dato è incredibile. Più della metà dei profili richiesti non trova match con l’offerta di lavoro.
Nuove sfide per nuovi paradigmi
Come rispondere a questo problema nel disallineamento tra domanda e offerta? Innanzitutto supportando aziende e lavoratori in un cambio di paradigma, rispetto ad elementi finora poco considerati. La formazione, prima tra tutte, partendo proprio da tutte quelle competenze cosiddette trasversali che possono aiutare a costruire persone più capaci a gestire il cambiamento e di condividere esperienze e quant’altro. Parallelamente bisognerebbe concentrarsi verso le New Ways of Working che prevedono una ridefinizione dei tempi, degli spazi e delle piattaforme del lavoro.
E questo significa non pensare più ai vecchi paradigmi lavorativi ma orientarsi verso queste evoluzioni non più concentrati sulla singola attività ma sul valore che si genera. Al fine di valorizzare le abilità trasversali e di rendere il lavoratore idoneo a fronteggiare i cambiamenti, un ultimo aspetto verso il quale le aziende si stanno orientando è il benessere dei lavoratori. Infatti sia i datori di lavoro che numerose ricerche sul tema, evidenziano come vi sia una correlazione diretta tra la produttività e il benessere del lavoratore. Ecco perché in molti stanno iniziando ad impegnarsi concretamente per favorire la creazione di un posto di lavoro piacevole e positivo, all’interno del quale ogni soggetto possa sentirsi a proprio agio per liberare il suo potenziale. Ma anche la cultura aziendale è un argomento finora poco trattato ma che sta diventando sempre più centrale. Le società ora non rappresentano solo un’entità volta al profitto ma una realtà mossa da valori e filosofie ben definite, in grado di attirare alcuni profili lavorativi grazie al valore percepito del brand.
Il caso del franchising
Nel 2021 – secondo le elaborazioni dell’Ufficio Studi Confcommercio su dati Movimprese – sono state 189.388 le imprese che hanno cessato la loro attività.Nonostante questo, il giro d’affari del franchising è continuato a crescere (+3,5% secondo il rapporto Assofranchising 2021), motivando sempre più imprenditori che attraverso l’affiliazione commerciale scelgono e vogliono mettersi in gioco. “Con il nostro annuale rapporto cerchiamo di comprendere le dinamiche e le sfide del mondo del franchising, che rappresentiamo a tutti i livelli – dice Alberto Cogliati, Segretario Generale di Assofranchising. E quello che abbiamo visto nell’ultimo anno è stata una tenuta del settore delle catene in franchising rispetto a tanti altri settori produttivi, grazie al fatto che franchisor e franchisee hanno dimostrato una capacità fuori dal comune di fare squadra, aiutandosi e soste- nendosi a vicenda.
Una delle sfide più complesse che entrambi si sono trovati ad affrontare è stata però la difficoltà nel reperire personale qualificato. Ecco perché abbiamo attivato una partnership con Indeed, il sito per la ricerca del lavoro più visitato in Italia, con 16.7ml di visite per mese e 4.7 milioni di cv presenti sulla piattaforma. Indeed consente agli utenti di accedere a offerte di lavoro, pubblicare curriculum ed eseguire ricerche sulle aziende, gratuitamente. Con questa partnership vogliamo rendere più efficace il processo di ricerca del personale facilitando sempre di più l’incontro tra domanda e offerta. Vogliamo permettere a chi cerca lavoro di assecondare le proprie passioni e al franchising di crescere sempre di più”.
Indeed, la prospettiva anche dei candidati
«I talenti di oggi – aggiunge Ilaria Caccamo, Managing director di Indeed Italia – cercano prima di tutto un luogo di lavoro stimolante e sano. Un ambiente piacevole, con la cultura della gentilezza e della flessibilità dell’orario, che miri all’effettiva realizzazione dei progetti e alla crescita delle persone, non al controllo del tempo lavorato. Uno spazio professionale che sia inclusivo e sia inserito all’interno di logiche e dinamiche di condivisione sempre più orizzontali e meno gerarchiche. Il futuro delle aziende risiede nel rispetto e nella fiducia».
Far incontrare domanda e offerta
Una ricerca di Ipsos per conto di Intesa San Paolo ha analizzato proprio i problemi del mismatch tra domanda e offerta. In comune per lavoratori e imprese emerge proprio il problema della molteplicità dei canali in cui cercare, laddove ancora tanti, da entrambi i lati, ricorrono al passaparola o a canali non specializzati. C’è ancora tanto da fare anche per efficientare i processi, soprattutto dal punto di vista delle aziende. E soluzioni come Indeed possono contribuire notevolmente non solo per la quantità e varietà di cv ed offerte di lavoro presenti sul portale, ma anche e soprattutto per la capacità di utilizzare la tecnologia e l’intelligenza artificiale per far emergere le connessioni migliori.
Ecco perché per le aziende, oltre alla sfida di mettere al centro il benessere del lavoratore, c’è davvero bisogno di iniziare ad utilizzare strumenti innovativi come Indeed per cercare talenti, piuttosto che il fai da te, che spesso complica la ricerca e la successiva selezione. Per i lavoratori, l’obiettivo è quello di lavorare su se stessi, sulle proprie soft skill, sempre più preziose nel mercato del lavoro, ma anche sulla capacità di raccontarsi e rendersi sempre più visibili per incrociare, tra le tante, proprio quell’azienda dove sentirsi accolti e soddisfatti.