McDonalds: un francese a Milano

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La parola all’affiliato

Serge Bismuth è un parigino trapiantato (per scelta) a Milano che crede nell’Italia più degli italiani, tanto da averci aperto quattro ristoranti. E vorrebbe fare anche di più.

Perdonateci il luogo comune, ma quando ci vuole ci vuole.

Se c’è una cosa in cui i francesi ci fregano sempre è la capacità di valorizzare le cose.

Ma il bello è che lo sanno fare anche quando queste cose non fanno parte direttamente del loro patrimonio, tanto è vero che Serge Bismuth, 53 anni, parigino doc, arriva a definire Milano “una piazza sportiva”. Il che, detto da un rappresentante di una nazione che ama forse più il rugby del calcio, è un bel complimento.

Ed è proprio nel capoluogo lombardo che ha scelto di aprire i suoi quattro ristoranti McDonald’s.

«Ho aperto il primo nel 1996, quando ho intuito le potenzialità di McDonald’s sul mercato italiano. All’epoca in Italia la catena contava solo 30 ristoranti, quando in Francia erano più di 500, così ho pensato che c’era davvero molto spazio di sviluppo. Uno spazio enorme, che ancora oggi ha notevoli margini, direi che siamo a metà delle possibilità e c’è ancora tanta strada da fare».

Serge Bismuth arriva da una lunga carriera in Carrefour, dove ha salito tutti i gradini fino ad approdare alla dirigenza.

«È uno dei motivi che mi ha spinto a scegliere McDonald’s. Avevo maturato sufficiente esperienza per apprezzare nella giusta misura la forza del marchio e le sue potenzialità, la solidità dell’azienda, il suo livello organizzativo. E poi, sa com’è, quando si arriva da una società come Carrefour è un po’ difficile accontentarsi di qualcosa di meno…».

La sua ultima apertura è molto recente, del gennaio 2013, non le pare di aver scommesso molto in un momento così difficile per l’Italia?

«Nessuna scommessa. Io credo che questo faccia parte del gioco. In fondo, quando mai è il momento giusto? Secondo me è inaccettabile che un imprenditore aspetti il “momento buono” per muoversi. Che senso ha? Ho sempre pensato che l’unica cosa veramente importante sia semplicemente lavorare bene tutti i giorni, facendo quello che si sa fare. E così la crisi si sconfigge».

Allora qual è secondo lei il ruolo dell’imprenditore oggi?

«Quello di saper costruire. Se si desidera solo fare soldi ci sono tante altre strade. Fare l’imprenditore oggi richiede soprattutto un grande senso di responsabilità, anche sociale, che purtroppo, e non solo in Italia, è sempre più difficile da incontrare. Nei miei ristoranti lavorano più di 150 persone, questo mi fa sentire responsabile nei loro confronti. Sono in gran parte donne, studenti, ma anche mamme che in questo modo arrotondano il bilancio familiare e ragazzi a cui diamo la possibilità di fare carriera».

E la casa madre asseconda questo suo orientamento?

«Ecco un altro motivo che mi fa apprezzare McDonald’s. Non è un aspetto molto conosciuto, ma c’è un impegno continuo di tutti noi per creare momenti di incontro con i giovani per educarli, aiutarli a conoscere e a inserirsi nel mondo del lavoro. Lavoriamo quotidianamente con i Comuni, con le scuole, le associazioni sportive. Insegniamo ai ragazzi come scrivere un curriculum, come presentarsi alle aziende, li portiamo a visitare le cucine dei ristoranti per far capire loro l’importanza dell’igiene, solo per fare qualche esempio».

E che approccio avete nella formazione dei vostri collaboratori?

«La nostra formazione è molto strutturata, abbastanza lunga e, oserei dire, severa. Siamo piuttosto esigenti perché consideriamo importante il rispetto dei clienti, che hanno ragione di pretendere il migliore servizio».

Che rapporti ha oggi con il franchisor?

«Direi ottimi. In Italia ho trovato persone molto coerenti, pragmatiche, competenti e senza voli di fantasia. Che credono che in una rete la reciprocità sia fondamentale per il successo. E anche aperta al colloquio e al gioco di squadra. Praticamente ogni mese ci sono riunioni tra affiliati e azienda per discutere e apportare idee, proposte che vengono sempre prese in considerazione, purché siano a beneficio di tutto il network».

Cosa vede nel suo futuro?

«McDonald’s nei prossimi tre anni prevede l’apertura in tutta Italia di 100 ristoranti e io sono pronto a cogliere le opportunità che si creeranno nella mia area nel prossimo futuro anche se, per come sono fatto io, vorrei poterlo fare molto più velocemente».

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