Non basta navigare un po’ in Internet per diventare buoni potenziali franchisee: c’è il rischio di farsi l’idea che sia tutto facile e gratuito.
Santuzzo Cusaccio vuole cambiare vita.
Nella sua veste di disoccupato cronico ha ormai ricoperto numerose cariche nel paese d’origine.
La più recente e prestigiosa, quella di critico e commentatore di necrologi. Alla mattina si siede in piazza con il giornale del giorno prima aperto sulle pagine di annunci e informa la piccola folla di nullafacenti di cui si circonda normalmente su ogni più piccolo particolare riguardante i defunti, le cerimonie, le partecipazioni al lutto e le condoglianze dei conoscenti.
La popolarità tuttavia ha le sue controindicazioni.
C’è chi comincia a considerarlo un po’ menagramo e ormai quando cammina, la gente attorno si contorce in ogni sorta di gesto scaramantico.
In più, Santuzzo non è uno abituato a sedersi sugli allori.
Ora ambisce a un ruolo nuovo, a una crescita professionale: vuole diventare imprenditore.
È per questo che da qualche mese ha cominciato a leggere riviste specializzate e a navigare tra i portali. E così ha trovato questa roba del frankestein, che è un nome pure un pochino macabro, proprio come piace a lui.
Poi, per come glielo hanno spiegato, ti danno i soldi, ti danno un mestiere, ti danno un marchio, ti danno pure la mamma loro… Così, sta mandando richieste di informazioni sui più svariati franchising a raffica. Si sente così importante a chiacchierare di “bisniss” con tutti quei simpaticoni dei promotori… E poi è tutto gratis! Anzi, si è fatto prestare un telefonino da un amico e con tutte ‘ste chiamate glielo ricarica pure…
MORALE: Anche in termini di candidature c’è un abisso tra il mondo del franchising internazionale e quello del frankestein italiano: da noi l’ignoranza su questa formula è ancora veramente “mostruosa”!