A scuola di franchising
Il franchising è una formula precisa, disciplinato da una delle poche leggi italiane chiare.
E se una proposta ne ha le caratteristiche è inutile negare l’evidenza.
Stanno alle Fiere del franchising, ma li puoi incontrare un po’ dappertutto, anche sulle riviste e sui portali specializzati, sempre fianco a fianco ai vari franchisor.
Li riconosci subito perché hanno il sorriso più furbo degli altri espositori e un portamento altezzoso, quasi sprezzante.
Glielo leggi in faccia, anzi ci tengono proprio a dirtelo, che loro “non fanno franchising”. «Noi le diamo il marchio, facciamo formazione, le vendiamo i prodotti, gli arredi e le attrezzature» spiega il Geom.
Magariforse, titolare del progetto “Nonsochefaccio, consulenza a privati a 390 gradi”, «chiediamo pure una cifra d’entrata e le percentuali sul fatturato, ma non facciamo franchising!».
Provi a chiedere, timidamente: «Ah, si? E cosa fate, allora?» È lì che l’ineffabile titolare perde un po’ della sua sicumera e comincia a farfugliare: «Mah, sa, più che è altro è una specie di partnership… un accordo di collaborazione diverso, un po’ particolare… ehm, possiamo dire che è un contratto atipico. No, assolutamente non è un franchising. Ecco, si tratta di un’affiliazione».
Tu, che ti occupi di franchising da quando Ronald Mc Donald’s andava all’asilo, guardi il soggetto (lui si che è un po’ atipico) e soffochi una risata.
Vorresti chiedergli: «Geometra, ma non lo sai come si dice franchising in italiano?».
La morale
C’è chi pensa di poter aggirare, con patetici escamotage, le disposizioni della legge sul franchising.
Ma non è che se chiami un furto “simpatica sottrazione di denaro a individuo non consenziente” ti metti al riparo dalla legge…
dal Manuale del Frankenstein,
di Saverio Savelloni, ed. Fasullo