Ancora in calo il no food

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Mario Resca, Confimprese: «Ancora in calo il no food. Gli italiani razionalizzano le spese»

Ancora in calo il settore del no food nel mese di gennaio vs stesso mese 2012. Il barometro mensile di Nielsen elaborato per Confimprese Lab evidenzia una contrazione a valore e a rete costante del -6,4%. Tra le bottom 5 del mese che registrano le peggiori flessioni a valore e a rete costante sono l’abbigliamento con il -10,8%, i casalinghi con -10,4% e gli elettrodomestici con un secco -10%.

A totale Italia si conferma il calo delle quantità acquistate (-2,4%) e dei fatturati (-1,8%). In controtendenza il food, dove il freschissimo registra addirittura una crescita del +2,2%, imputabile a un effetto calendario favorevole, in quanto la prima settimana di gennaio comprende lunedì 31 dicembre. Quanto alle superfici di vendita, oltre ai grandi ipermercati (-3,7% a volume), sono soprattutto le piccole superfici a soffrire maggiormente: -7,4% la variazione dei volumi nei super 400-799 mq, -6,9% nel libero servizio e -4,1% nei piccoli negozi tradizionali.

«Gli italiani spendono per i beni di prima necessità – commenta Mario Resca, presidente Confimprese –, ma frenano sul resto. La loro capacità di spesa è limitata, l’indice di fiducia ha perso 7 punti percentuali anche nell’ultimo trimestre del 2012 sul trimestre precedente. L’incertezza economica e politica, la crisi dell’Euro zona, l’incombenza del fiscal cliff negli Usa spingono il consumatore al contenimento della spesa. Il mondo distributivo deve cercare soluzioni innovative e assortimenti più ricchi con una sempre maggiore attenzione al rapporto qualità/prezzo».

A livello geografico, l’area 1 risulta a volume e a rete corrente la meno negativa (-0,9) rispetto alle altre, tutte in forte flessione: l’area 3 resta sempre quella con il trend più negativo con il -3,7% (alla Basilicata la peggiore performance -4,8%, seguita da Umbria -4,5% e Abruzzo -4,3%). Nell’area 2, che registra il -3,6%, il Veneto performa male con -3,9%; lo segue a breve distanza l’Emilia Romagna con -3%. I risultati peggiori arrivano dall’area 4 (-3,5%), dove la Sicilia registra la flessione più impegnativa pari al 9%, la Basilicata il -4,8%, il Molise il -5%, la Calabria il -4,4%. Quattro le regioni in positivo appartenenti ad aree diverse: Valle D’Aosta (+11%), Trentino (+2,3%), Lombardia (+1,2%), Liguria (+0,7%).