Il rapporto annuale della FIPE mette a fuoco le tendenze di un settore che si sviluppa anche grazie al franchising.
Fra le insegne oggi attive in Italia, l’8% sono attività di ristorazione (Rapporto Assofranchising Italia 2022). Sono quasi 4.700 locali, con un giro d’affari di 3,1 miliardi (11% di quello totale del franchising).
Ma come va l’intero comparto? A primi di aprile è stato presentato il Rapporto Annuale Ristorazione di FIPE-Confcommercio ed è stata lanciata la Giornata della Ristorazione italiana, prevista per il 28 aprile in tutta Italia con decine di iniziative e un evento speciale presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
A dicembre 2022 erano 336 mila le imprese operative nel mercato della ristorazione. Di queste, 9.526 hanno avviato l’attività nel corso dell’anno, mentre sono quasi 20.139 quelle che hanno abbassato le saracinesche, con un saldo negativo di oltre 10.600 unità.
La spinta inflattiva del settore è stata più contenuta di quanto avvenuto a livello generale, con un incremento dei prezzi del 5% rispetto all’8,1% registrato per l’intera economia nel corso del 2022.
Recupera anche l’occupazione
L’occupazione dipendente sale. Le oltre 165mila aziende con almeno un dipendente hanno impiegato nel 2022 una media di 987mila lavoratori, solo 3.700 in meno del 2019, ma mancano all’appello una quota di contratti a tempo indeterminato, di donne e di giovani.
Poi c’è l’occupazione indipendente (titolari, soci…), oltre 350 mila persone, più lenta a tornare ai livelli del 2019. Altro dato interessante: Il 28,2% delle imprese è gestito da donne e il 12,3% da under 35.
Si prevede una crescita del comparto compresa tra il 5 e il 10%, per il 2023. Nove imprenditori su dieci sono fiduciosi sul futuro, anche se pensano si debba far fronte ai cambiamenti imposti dall’emergenza pandemica (FIPE-Confcommercio).
Le catene funzionano e attirano investimenti
Per quanto riguarda il franchising, considerazioni positive da Luca Fumagalli, cofounder di Affilya, società di consulenza e sviluppo di catene in franchising.
«Il comparto ristorazione in franchising è in fase di vivace sviluppo, a livello nazionale e internazionale. La crescita dell’ultimo periodo (2-3 anni) è stata strabiliante. In catena si affrontano meglio le esigenze di comunicazione, che il singolo non è pronto e strutturato per affrontare, l’offerta di servizi on line, la gestione di prenotazioni, delivery, delle risorse economiche e umane».
Il comparto ristorazione in Italia ha sempre visto una grande frammentazione: la tendenza continua? «Aumentano le aziende più strutturate. La ristorazione media e bassa funziona meglio in catena. Questo non toglie niente allo sviluppo e alla valorizzazione di ristoranti ed eccellenze locali, magari legati a grandi chef».
Ultima osservazione: le catene attirano investitori. «Vediamo due fenomeni. L’ingresso di fondi di investimento e investitori istituzionali e family office. E il multiunit franchisee: un unico proprietario acquisisce o avvia più punti vendita di una catena o di più catene. Un esempio? Davide Canavesio di Blooming Group ha già 35 locali e 200 dipendenti».