La parola all’affiliato. Un franchisee si racconta: sogni, progetti, aspettative e difficoltà per realizzare un’impresa in affiliazione. Monica Lanzi Primadonna Collection Franchising.
In soli 18 anni ha saputo creare una propria rete di 10 negozi, tutti in franchising. Con la soddisfazione di aver battuto la crisi e dare lavoro a 36 persone.
La prima sensazione che offre un incontro con Monica Lanzi si potrebbe definire con un ossimoro: “quieto dinamismo”.
Cioè l’esatto contrario di quel dinamismo caotico e arruffato che capita abbastanza spesso di incontrare e si traduce, in realtà, nel “fare” in continuazione cose diverse, lasciandone la gran parte incompiuta o raffazzonata in qualche modo.
Mentre parla, dallo sguardo e dalla figura sottile di Monica (51 anni ben portati) emana un senso di chiarezza di idee, di capacità nel dare le giuste priorità, di efficienza senza isterismi. Il risultato è l’apertura nella provincia di Milano di 10 negozi in soli 18 anni, buona parte dei quali trascorsi nei tempestosi mari della crisi.
Di questi negozi, gli ultimi tre aperti in ordine sono a marchio Primadonna Collection (C.C. Bennet di Vanzaghello e Sedriano, Auchan di Cesano Boscone), mentre gli altri appartengono a notissimi brand che operano nel campo delle calze, intimo, moda mare principalmente a target femminile.
Ma prima, di cosa si occupava? «Ho lavorato per parecchio tempo in ufficio.
Sono stata per 10 anni direttrice amministrativa di una importante azienda svedese in campo metallurgico» racconta Monica.
Beh, questo spiega molte cose.
Ma come mai il salto nell’imprenditoria, in particolare attraverso il franchising?
«Amo le sfide e le novità, non mi piace stare ferma, così ho voluto cimentarmi in un’attività tutta mia. Quanto al franchising, credo che oggi sia una formula attualissima perché consente di ridurre il rischio d’impresa, mettendo a disposizione esperienze e know-how già consolidati. L’importante, naturalmente, è scegliere bene».
E da dove ha iniziato?
«Il primo negozio, di calze e collant, è capitato un po’ per caso e un po’ perché conoscevo il marchio ma, soprattutto, perché si tratta di una tipologia di prodotti per i quali ho un interesse personale. Lì per lì è stata una sorta di scelta d’istinto, poi ho capito che non potrei mai vendere prodotti che non mi piacciono o non mi interessano». Alla fine è arrivato Primadonna Collection.
«La scelta di Primadonna nasce da una volontà di diversificare, ampliando la mia gamma di prodotti. Il marchio già lo conoscevo, naturalmente, e lo apprezzavo. Prima di muovermi, però, ho voluto fare qualche verifica diretta. Ho iniziato a frequentare i negozi come cliente, ho osservato i movimenti della clientela, fino a valutare gli scontrini…».
A quanto pare, una verifica con esito positivo. E ora che ha potuto sperimentare direttamente il marchio, quali sono a suo giudizio i punti di forza?
«Per prima cosa l’ottimo rapporto qualità/prezzo dei prodotti. Un aspetto che, coi tempi che corrono, trovo fondamentale. Poi l’appeal del marchio e il layout dei negozi, molto moderno ed elegante, forse persino troppo. Tutta l’immagine in generale è molto curata, anche gli allestimenti e il marketing in store. Mi trovo molto bene anche in chiave economica, la formula del conto vendita è certamente un vantaggio importante. Infine, molto importante, pongono grande attenzione alla formazione del personale».
Come funzionano i rapporti con il franchisor?
«Primadonna è un’azienda che sa ascoltare. A tutti i livelli. Persino i titolari sono sempre raggiungibili e disponibili a raccogliere le opinioni degli affiliati. Inoltre sono molto rapidi a reagire: se gli viene presentato un aspetto problematico fanno di tutto per risolverlo al più presto. Ricordo per esempio alcuni gravi problemi di logistica che sono stati puntualmente risolti.
Se oggi dovessi esprimere qualche critica o suggerire miglioramenti non saprei proprio cosa dire. Poi sono estremamente attenti ai trend delle vendite: appena si manifesta un calo, anche solo a livello settimanale, scattano subito i correttivi, come promozioni e vendite speciali. E anche sugli aspetti economici, per esempio sui margini, si trova sempre un accordo valido per tutti».
Si sente soddisfatta dell’andamento degli affari?
«Solo due dati: i due negozi Primadonna più “anziani” (il terzo ha aperto solo nel giugno scorso, quindi non c’è uno storico, ndr) stanno segnando trend in crescita del 14 e del 20% sull’anno scorso. Di questi tempi, mi pare un ottimo risultato. I negozi si mantengono da soli, nonostante i costi di affitto elevati, e occupano 36 persone. E questa per me è davvero una grande soddisfazione».
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