Vita da affiliato: intervista a Monica Tabucchi affiliata Privatassistenza a Pisa

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Privatassistenza franchising

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Monica Tabucchi è un’affiliata “di lungo corso” ci racconta la sua esperienza ormai decennale in uno dei maggiori network italiani nel campo dell’assistenza domiciliare: Privatassistenza.

Anche a quasi 50 anni, con la giusta dose di determinazione, si può decidere di affrontare un’esperienza nuova in campo imprenditoriale e portarla avanti con successo. E in questo il franchising può aiutare molto. Questa, in sintesi, la morale che si può ricavare dall’esperienza di Monica Tabucchi, che ormai da quasi 10 anni porta avanti la sua attività come affiliata a Privatassistenza a Pisa, nella sua agenzia di via San Giovanni Bosco 29. Per i pochi che ancora non lo sapessero, Privatassistenza è principale network italiano di assistenza domiciliare che, da oltre 25 anni, organizza servizi qualificati di assistenza domiciliare per coloro che necessitano di un aiuto concreto a casa o in ospedale.

Monica, ci racconta in breve la sua storia e come è arrivata a decidere di avviare questa attività?

«Sono laureata in Lettere e per diversi anni ho lavorato nell’editoria e nell’insegnamento. Lavori che ho deciso di lasciare con l’arrivo del mio secondo figlio. Per diverso tempo ho fatto la mamma a tempo pieno, poi, una volta che i figli sono diventati più grandi, ho ripreso a lavorare part time presso uno studio legale. In quel periodo ho maturato però la consapevolezza di volere qualcosa di mio e, dopo la separazione da mio marito, questa attitudine si è trasformata anche in una necessità. Ho iniziato così a cercare qualcosa che facesse al caso mio».

Perché proprio l’assistenza socio-sanitaria domiciliare?

«All’epoca, insieme alla mia socia Chiara Ambrogi, che pure aveva necessità di una nuova prospettiva di lavoro, avevo chiare due cose. La prima era la scelta del franchising come modalità, dato che non avevo alcuna esperienza imprenditoriale. La seconda era che dovevo cercare un settore in grado di garantirmi un futuro, non qualcosa che rischiasse di passare presto di moda. Settore che, dopo varie riflessioni, ho individuato nelle attività di carattere sociale e, in particolare, nell’assistenza alle persone deboli».

E perché ha scelto Privatassistenza?

«Decisivo è stato l’incontro con l’azienda, in cui siamo state accolte con grande disponibilità e professionalità. Mi sono piaciuti subito e hanno compreso i nostri problemi, che includevano la mancanza di esperienza sia in termini imprenditoriali in generale sia nel settore specifico. Naturalmente nella scelta è stata fondamentale anche la solidità del marchio e dell’azienda. Oggi posso dire che sono pienamente soddisfatta di questa scelta. Tutte le promesse sono state mantenute e abbiamo ricevuto un’ottima assistenza e formazione. Date le premesse, all’inizio non è stato facile, ma grazie al supporto della casa madre abbiamo superato senza problemi tutte le difficoltà e ancora oggi, in caso di necessità, sono sempre disponibili».

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Chiara Ambrogi

Cosa la soddisfa di più del suo lavoro?

«La soddisfazione dei clienti e la consapevolezza di fare un lavoro che fa la differenza, specie in un ambito in cui l’intervento pubblico è spesso molto carente. Mi si lasci dire che ho visto situazioni che non esito a definire vergognose. Ancora oggi c’è chi scrive per ringraziarci a distanza di anni, anche dopo la scomparsa dell’assistito. È molto gratificante, così come il rapporto con i nostri collaboratori, oggi circa una trentina, che sono quasi una famiglia. Sul piano economico posso dichiararmi soddisfatta: siamo rientrate dell’investimento in meno di due anni e oggi sono in grado di pagare 30 persone e ricavare un reddito più che dignitoso».

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