La legge esiste ma
ancora troppi progetti sono realizzati con sistemi fai da te.
Le domande:
Mi sono avvicinato oggi al franchising per la prima volta, cercando un’attività adatta alle mie caratteristiche. Ho preso qualche informazione da diverse aziende in settori differenti e ho constatato che ognuno fa e dice un po’ quello che vuole, in termini sia di approccio sia di documentazione informativa. Ma non c’è una legge che preveda un modo comune di comportarsi ?
Eugenio Tozzi
La risposta del nostro esperto Luca Fumagalli:
Una legge c’è, eccome! È quella del 6 maggio 2004, n. 129 e regola in modo chiaro, semplice e inequivocabile la materia. Il testo spiega esattamente quali sono le informazioni che l’affiliante è tenuto a fornire all’affiliato prima della firma di un contratto di affiliazione. Ma non basta. In termini di informativa preliminare, oltre alle disposizioni di legge, il franchising può vantare una prassi ormai consolidata a livello internazionale, grazie a oltre mezzo secolo di applicazione intensiva.
In tutto il mondo i franchisor si propongono con materiali di marketing, tecniche di recruiting e documentazioni informative comuni. Il lettore ha purtroppo ragione quando avverte una certa “anarchia” da parte delle aziende italiane. Troppi progetti sono ancora oggi realizzati con sistemi fai da te, da persone prive di conoscenze specialistiche e senza l’ausilio di consulenti veramente esperti. Il risultato è, come minimo, quello di generare confusione in chi si avvicina al mondo del franchising.
Più spesso i danni che provoca questo approccio “dilettantesco” da parte di parecchi aspiranti franchisor sono ben più gravi. I primi a subirne le conseguenze sono gli affiliati, che affrontano la collaborazione poco informati e non sufficientemente consapevoli dei diritti e dei doveri derivanti da un contratto di affiliazione. Il risultato è, troppo spesso, che il rapporto di affiliazione risulti compromesso già nelle premesse o che rischi di precipitare rapidamente nel contenzioso.
Dalla parte dei franchisor, le conseguenze sono ancora più devastanti. In Italia il tasso di mortalità delle reti di franchising è altissimo. Negli ultimi 20 anni si sono affacciati sul mercato almeno un paio di migliaia di progetti. Di questi solo poche centinaia possono vantare un buon livello di consolidamento. Centinaia di altri marchi sono apparsi e scomparsi nel giro di pochi anni o addirittura pochi mesi, lasciandosi dietro affiliati delusi, penalizzati economicamente e assolutamente sfiduciati nei confronti del franchising.
Insomma, c’è ancora molto da fare per diffondere una cultura specialistica di questa disciplina…
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